Una storia straordinaria lunga quarant’anni!!!
La vera storia, in “pillole”, del magico gioco del baseball & softball Rovigo. Vita, morte e miracoli di una Società che fa parte del patrimonio sportivo polesano.
“Per giocare a baseball occorre essere veri uomini; è il gioco più completo che si conosca al mondo. Non è mai esistito niente di più adatto per misurare l’autentico valore di un uomo quanto a fegato, prontezza, velocità… E’ l’unico sport che non hai bisogno di giocare per sapere quanto sia bello, nobile, leale…”.
Così scrisse uno dei più grandi giocatori della storia del baseball, George Herman Ruth conosciuto da tutti come “The Babe”. Ruth gioco da professionista dal 1915 al 1935, frantumando tutti i record sia in difesa (come lanciatore), che in attacco ed ancora oggi lo ritroviamo al top delle medie vita della Major League Baseball di tutti i tempi. In questa frase c’è tutta l’essenza di uno sport che sa appassionare milioni di persone nel mondo, uno sport che nasce ufficialmente nel 1839 negli Stati Uniti ma che affonda le sue radici nella storia dell’umanità.
Quest’anno il Baseball Softball Club Rovigo festeggia il 40° anno di attività e condensare così tanti anni di attività in così poche righe non è stata una cosa semplice perché troppi erano gli aneddoti, i ricordi, i protagonisti ed i personaggi che avrebbero meritato spazio adeguato su questo opuscolo. Il nostro intento però non era quello di fare un libro che avrebbe rischiato di soddisfare le esigenze solo degli appassionati e degli addetti ai lavori ma è quello di riassumere la storia di questa gloriosa squadra
che anche quest’anno, per la seconda volta in tre stagioni di militanza nel massimo campionato federale di baseball, ha sfiorato il tricolore. Non dimentichiamoci però che il BSC Rovigo non è solo baseball; è anche softball e, soprattutto, settori giovanili, tante categorie che danno continuamente lustro a questa storica società sportiva.
Partiamo allora col raccontare la storia in “pillole” di questo Sodalizio tra i più vivaci del panorama polesano e di questo sport, magari strano, ma sicuramente fantastico, spettacolare e molto, molto appassionante proprio partendo dalla frase di “Babe” Ruth, grande campione del passato che seppe incarnare lo spirito di questo sport in quelle tre righe che sono rimaste impresse, per sempre, a fuoco nella storia del meraviglioso gioco del baseball.
IL BASEBALL IN ITALIA
È credo comune pensare che il baseball nel “Belpaese” sia arrivato al seguito delle truppe americane impegnate nella Campagna d’Italia durante la 2ª Guerra Mondiale, come il “Bogie bogie” ed il DDT. In effetti è dopo la guerra, quando nel 1946 si assiste al primo tentativo di organizzare un’attività legata al baseball e successivamente, nel 1948, viene disputato il primo campionato a cinque squadre vinto dalla Libertas Bologna.
In realtà il baseball fa la sua prima apparizione in Italia nel gennaio 1884 a Livorno, dove un’entusiastica “Gazzetta Livornese” annuncia:«Una disfida fra marinai della fregata americana Lancaster e i marinai della corvetta Guinnebaug». Successivamente, nel febbraio 1889, due squadre di professionisti americani, una formazione di Chicago ed una selezione “All America”, giungono in Italia durante il loro tour mondiale organizzato da Al Spalding per diffondere il baseball giocando a Napoli, Roma e Firenze, riscontrando però poco successo di pubblico ed interesse dalle cronache dell’epoca. All’incontro di Roma, giocato a piazza di Siena nel cuore di Villa Borghese, assistono annoiati anche il Re e la Regina d’Italia che si interessarono solo brevemente a quanto accadeva in campo.
Dopo quell’esperienza a dir poco disarmante, in Italia si risente parlare di baseball solamente nel 1919 quando un adolescente di nome Mario Ottino porta la rivoluzione nei prati della periferia di Torino, in Val San Martino, accanto al vecchio capolinea del tram numero 3. Mario era nato l’8 Aprile 1905 a Mazzè Canadese in provincia di Torino, ma era emigrato negli Stati Uniti con la famiglia. Nel New Jersey aveva conosciuto ed amato il baseball assumendo lo pseudonimo col quale sarebbe passato alla storia come il padre del baseball italiano: Max Ott.
Altri seguirono le orme del paisà rientrato negli States ma con scarsi risultati. Il vero boom comunque si verificò al termine del secondo conflitto mondiale grazie ai soldati americani rimasti in Italia che occupavano il loro tempo libero giocando il loro sport preferito: il baseball appunto “The American Past time”. Soprattutto a Nettuno ed Anzio il contingente americano era particolarmente numeroso e le frequenti partite di baseball attiravano la curiosità della popolazione.
IL BASEBALL A ROVIGO
GLI INIZI
Ufficialmente di baseball a Rovigo si inizia a sentire parlare negli anni ’60, quando la squadra dei Green Sleaves partecipa al campionato interregionale di serie C. In realtà il baseball in Polesine era già arrivato molti anni prima.
Nel primissimo dopo guerra infatti alcuni ragazzi guidati da Marcello “Marce” Melani si ritrovavano la domenica mattina, dopo la Messa delle 9, al “Tre Martiri” per giocare al gioco del baseball. Avevano molta buona volontà e pochi mezzi a disposizione: alcune mazze, delle palle e qualche guantone recuperati qua e la dalle truppe americane arrivate in Polesine, strumenti comunque sufficienti per passare ore ed ore a giocare.
Si segnava al meglio il diamante posizionandone ai vertici dei sacchetti riempiti di sabbia ed il gioco era fatto. Quei pionieri non giocarono mai campionati ufficiali. Certo è che disputarono alcune amichevoli affrontando le squadre nate nelle province limitrofe, soprattutto in quella di Padova. Chiamarono la loro squadra Indians Baseball Rovigo e per affrontare le piccole spese di gestione, i più grandi, versavano una quota mensile di lire 100. Tra di loro c’erano studenti universitari come il 2ª base Tiziano Tentarelli, studente in medicina e catechista nella Parrocchia di San Francesco dove diffondeva tra i ragazzi oltre che la “Parola di Dio” anche la passione per il baseball e lo stesso Melani che sul diamante occupava la posizione di Terza Base. Altri frequentavano ancora i primi anni delle scuole medie superiori, come gli Esterni Franco e Zangirolami, ma tutti comunque, nonostante la differenza d’età, erano legati dalla stessa medesima passione per questo gioco “Americano”.
A completare gli Indians si ricordano ancora: la batteria composta dal ricevitore Crozzoletto e dal lanciatore Donatoni, un pitcher istintivo dalle buone qualità tecniche; il Prima Base Previato, l’Interbase Boscolo e l’Esterno Bonvento.
Quando tutto sembrava pronto per il debutto nel campionato di serie C nazionale arrivò a scombinare i piani la “Grande Alluvione” del Po che sconvolse e cambiò per sempre il nostro amato Polesine. In questo drammatico contesto, gli Indians Baseball Rovigo, si inseriscono nel puzzle di questa straziante vicenda ben descritta nel pezzo pubblicato nel 1952 su “Baseball Softball” nel numero ritrovato recentemente da Roberto Bugané negli archivi FIBS: “….in uno di quei giorni la furia delle acque lambì Rovigo e raggiunse una delle tante piccole case della periferia: in quella casa al piano terreno c’era un sacco con nove guanti da baseball, e lì vicino qualche palla, qualche mazza, qualche divisa. Nessuno era in casa in quel momento perché tutti avevano dato la loro opera per fronteggiare il pericolo e si erano portati più avanti nei posti dove maggiormente arrivava l’alluvione.
Così l’acqua salì e sommerse tutto quanto nove ragazzi avevano messo insieme lira per lira, tra sforzi e sacrifici, perché una squadra di più si aggiungesse alla famiglia del baseball italiano. L’acqua rovinò tutto irrimediabilmente: a stento si recuperarono le divise e gli schinieri del catcher, tutto il resto si infracidì. Il sogno dei nove ragazzi di Rovigo, un sogno lungamente accarezzato, si spegneva e forse per sempre. Chi avrebbe ancora avuto la possibilità ed il coraggio di affrontare la spesa occorrente per una nuova e completa attrezzatura della squadra?” La domanda di Renato Germonio aveva già una risposta pronta proprio perche fu allora, riporta l’autore stesso, che:”la fraternità sportiva del nostro mondo baseball sbocciò come per incanto in un generale movimento di solidarietà e di aiuto verso i ragazzi di Rovigo tanto duramente colpiti dalla sciagura”.
Questo però non bastò per far riprendere l’attività. Il sogno degli Indians Baseball Rovigo se ne andò come se ne andarono le acque del grande fiume ed a Rovigo si ritornerà a parlare di baseball solo nei primissimi anni ’60 ma il seme che gli Indians gettarono nel mondo sportivo polesano non andò mai del tutto dimenticato e perduto ed è anche grazie a loro se oggi il Baseball Softball Club Rovigo è arrivato a questi livelli d’eccellenza e può vantarsi di essere una delle società sportive più vitali della Provincia. Ma facciamo un passo alla volta e ripercorriamo assieme, con ordine, questa straordinaria storia, una storia che dura da 40 anni!
DAL 1972 AI PRIMI ANNI ‘80
Anno 1972: il Baseball Rovigo grazie all’interessamento di Mario Bondesan, Eugenio Pavan e Giorgio Sasso ritrova nuova linfa. Questi ragazzi si sono appassionati al baseball leggendo “Topolino” e grazie a Luciano Frezzato, ex Green Sleaves, si riprende a praticare il baseball con nuovo vigore. Frezzato, che poi sarà anche arbitro di baseball, è un po’ il “padre” di tanti giovani che desiderano avvicinarsi a questo sport spettacolare. Un anno dopo è tutto pronto per l’affiliazione alla FIPAB ed i nuovi White Sox Rovigo faranno il loro debutto nel campionato di serie D nel 1974. La loro nuova casa è il campo del Collegio Vescovile dell’Angelo Custode. In un secondo momento verrà individuato uno spazio più ampio ed idoneo al gioco del baseball presso il Seminario.
Arriva anche il primo sponsor, la “Vov”.
La squadra è formata da alcuni “vecchi” Green Sleaves come lo stesso Frezzato e Donato e da molti giovani pieni di voglia d’imparare questo nuovo sport. Nel 1975 poi, il nostro Frezzato, organizza addirittura i primi Giochi della Gioventù di baseball: da quel momento il rapporto tra il Baseball Rovigo e la Scuola diventerà indissolubile.
Nello stesso anno succede un terremoto in casa White Sox: il presidente Eugenio Donato lascia l’incarico e fonda la Thermomatic. Incredibile ma vero! Rovigo ha una seconda squadra di baseball e si gioca il primo derby. Dopo i primi facili entusiasmi la “crisi” rientra e le due Società dopo poco più di un anno si fondono. Nascono così nel 1977 gli Outsider che nel 1979 prenderanno semplicemente il nome di Baseball Club Rovigo (solo in epoca successiva, quando verrà fondata anche la squadra femminile la Società prenderà l’attuale e definitiva denominazione di Baseball Softball Club Rovigo). Grazie ai giochi sportivi studenteschi si gettano le basi per far crescere anche un interessante settore giovanile che in cinque anni diventerà campione regionale. Capitano di quella squadra formata da Gobbetto, Ruzzante, Oselin, Melega, Giangrasso, Gregnanin, Fenzi, Bedendo, Zago, e un certo Lucio Taschin. Sentiremo in seguito ancora parlare di lui, della sua carriera da giocatore e del suo carisma da dirigente.
Gli anni ’70 vedono crescere l’interesse per lo sport del “batti e corri” anche da parte di alcune ragazze che sempre più numerose seguivano le imprese dei baseballers rodigini. Stanche di fare solo da semplici spettatrici, queste giovani determinate a diventare anch’esse protagoniste sul diamante gettarono le basi per formare la prima squadra di softball. Tra le pioniere troviamo anche le future madri di alcuni affermati campioni di oggi come Cristina Gazzabin, mamma di Sara Avanzi e Nadia Gobbetto, madre dei gemelli Mattia e Niccolò Schibuola. Tra le altre ricordiamo Tiziana Spada, Serena Costa, Francesca Marcello e Giovanna Menon.
Le rodigine affrontarono il loro primo campionato nella stagione 1976 e si trovarono, dopo qualche tempo, ad affrontare una serie di difficoltà economico-gestionali, non ultima la mancanza di un tecnico preparato ad hoc solo per il softball, che pian piano portarono il softball rodigino ad una situazione sempre più ingestibile tanto da arrivare ad accantonare, momentaneamente, l’attività femminile che verrà ripresa successivamente solo a scopo didattico per poi ritrovare nuova linfa solo nelle ultime stagioni.
GLI ANNI ’80
Siamo arrivati intanto ai primi anni ’80 degli Allievi guidati da Loris Bucca si è già detto. Ma è tutto il settore giovanile ad esplodere. Nel 1981 la squadra Juniores diventa vice campione regionale alle spalle del Ponte di Piave e viene presentato il nuovo Centro di Avviamento allo Sport con la dichiarata intenzione di istruire allo sport in generale ed al baseball in particolare ragazzi dagli otto ai tredici anni. Intanto la prima squadra inizia a farsi rispettare in campionato, grazie anche all’apporto di un nuovo gruppetto di atleti provenienti da Conselve. Il 1982 vede l’avvento del nuovo sponsor “Colletto”: anche questo è un segno di crescente interesse per il baseball Rovigo. La stagione è più che positiva sia per la prima squadra che per gli allievi guidati da Bovo che vincono il loro campionato. Arriva anche la prima convocazione in nazionale per un tesserato del Rovigo: Lucio Taschin viene infatti chiamato a Roma dal tecnico della nazionale juniores James Mansilla. E’ un altro punto messo a segno dal baseball Rovigo verso la completa affermazione nel panorama sportivo polesano.
Il 1983 sarà l’anno della promozione in serie B. Tante le novità ad infiammare l’ambiente del baseball ad inizio stagione. Si emigra a Concadirame, all’ex Seminario arriva la scuola per sottufficiali della Guardia di Finanza ed arrivano i due primi stranieri della storia del batti e corri rodigino: il portoricano Felix Muniz e l’americano Robert Bastina, che nonostante i soli 25 anni avrà anche mansioni di coach. La stampa locale, nel presentare la stagione sportiva, è concorde nel dire che:«Il 1983 sarà l’anno del baseball. A Rovigo la Sanson e la squadra di calcio stanno disputando campionati interlocutori. Niente di più facile perciò che le soddisfazioni maggiori per gli sportivi vengano da questo sport di origine statunitense».
Come detto sarà promozione in serie B grazie a questi protagonisti di una stagione esaltante: Pantano, Sasso, Oselin, Muniz, Bastina, Taschin, Barison, Bettoni, Fumian, Avanzi, Borgato, Del Carmine, Merlo e Berti.
Nella stagione successiva la matricola Rovigo paga caro il debutto nella serie cadetta e retrocede subito dopo una stagione avara di successi. In quello stesso anno arriva la ristrutturazione dei campionati e così la serie B diventa C1 e Rovigo, nel 1985, previa presentazione della domanda di ripescaggio, si ritrova in serie C1 (l’ex serie B, n.d.r.). Il Rovigo si prepara al meglio per affrontare la nuova stagione ingaggiando l’americano Marvin Jenkins, la “Pantera di Baltimora”, forse il più forte straniero che abbia mai calpestato il diamante rodigino (prima dell’arrivo nella stagione 2010 del lanciatore dominicano MLB Marino Salas Ortega, n.d.r.) e grazie anche al suo contributo quell’anno arriva il “miracolo” salvezza. L’allenatore è Luca Avanzi che ha sostituito il “vecchio” Bucca costretto a lasciare per problemi di lavoro. Avanzi ricopre contemporaneamente anche il ruolo di presidente visto che Ferro ha lasciato proprio quell’anno.
Nel 1986 la famiglia del baseball Rovigo si arricchisce di nuove persone desiderose di dare il loro contributo a questo sport in continua crescita: Avanzi così torna a fare solo l’allenatore-giocatore ed alla presidenza viene eletto Carlo Bergamo; in società entrano anche Previato, Piva, Piscopo e Crepaldi. A fine stagione quel Rovigo dall’età media molto giovane, si piazzerà al secondo posto nell’impegnativo girone Veneto – Emiliano del campionato nazionale di serie C1, ad un solo incontro di distacco dal Sorbolo.
L’anno successivo il Rovigo arriverà ad una risicata salvezza.: Jenkins se n’è andato sostituito dal connazionale Thomas Fossett, uno che di certo non lascia il segno. Comunque, fino agli albori degli anni ’90 il Baseball Rovigo disputerà dei più che onorevoli campionati di serie C1 con l’apice toccato nella stagione 1988 quando conquista i play off sconfiggendo in trasferta, alla penultima giornata con un perentorio 9 a 0, i rivali di sempre del Bellamio Padova. Purtroppo però, il Baseball Rovigo targato “Confesercenti” dovrà inchinarsi in finale al Tergeste Trieste troppo forte per gli uomini di Forno che vedono così svanire il sogno della serie B.
DAL 1990 ALLA PROMOZIONE IN SERIE A
Alcuni giocatori importanti lasciano per far spazio alle nuove generazioni dei Campaci, degli Schiesaro, dei Pasqualini e dei Previato e nel 1991 arriva da Sacramento (CA), con l’incarico di allenatore-giocatore John Gianulias il primo di una dinastia di “Californian Dream Man” che faranno la differenza nel baseball rodigino sino ai giorni nostri: Mark Peracchi, Nathan Cardella, Paul Cardelli, Dennis Peters, Nick Nosti ed il pitching coach Robert “Bob” Brandi.
Gianulias dà la sua impronta al gioco del Rovigo dando anche un grosso contributo in attacco battendo alla stratosferica media di 480 (per dovere di cronaca si segnala che Gianulias è stato superato solo nel 2010 da Nick Nosti arrivato a 526 millesimi, n.d.r.)! Peccato duri solo una stagione l’esperienza rodigina del californiano. Il Rovigo comunque continua a far crescere nuovi giovani ed a disputare buoni campionati. Bisognerà però attendere l’era del presidente Domenico Moschetto per iniziare a vedere una programmazione veramente concreta che porterà il BSC Rovigo a fare quel salto di qualità mancato fino a quel momento. Per la prima volta si decide di cambiare radicalmente registro e si inizia a battere la “pista cubana”. Nel 1996 arriva Vladimir Cabellero Torres, cubano di Parlam Soriano, che da vero tecnico professionista inizia il suo lavoro insegnando tecnica e tattica del baseball.
Dopo due stagioni di gestione Torres, nel 1998, arriva l’uomo che, completando il lavoro del suo predecessore, porterà il Baseball Rovigo al top. Da Pinar del Rio arriva infatti Fidel Gutierrez Reinoso il manager che ancora oggi guida i rossoblu. Con Fidel si inizia un percorso che vedrà il Rovigo in continua crescita tanto da arrivare, nel campionato 1999, a conquistare finalmente la serie B, questa volta quella vera! A farne le spese ancora una volta gli eterni rivali del Bellamio Padova che alla penultima giornata cedono il passo ad un Rovigo lanciato verso la serie cadetta. Iniziano così i festeggiamenti di una stagione speciale, una stagione che aveva visto il rientro di Lucio Taschin dopo gli anni passati a girovagare tra serie A1, A2 e B sui “diamanti” di Bologna, Parma, Padova, Buttrio, Novara e Godo. Il 1999 vede l’arrivo anche di un altro “guru” del baseball, quel Bob Brandi coach dei lanciatori rossoblu che, fino a qualche stagione fa, ha forgiato generazioni di pitcher. I suoi consigli sono stati seguiti dai lanciatori più esperti come da quelli più giovani e desiderosi d’imparare ed i risultati degli ultimi tempi sono sotto gli occhi di tutti.
Inizia quindi una nuova avventura per il Baseball Softball Club Rovigo, targato “ILCEA”, nell’impegnativo Campionato Nazionale di serie B. Un obiettivo prestigioso è stato raggiunto grazie al lavoro d’equipe di dirigenti, tecnici e giocatori.
Serietà, programmazione, ambiente familiare e amore per lo sport, questi gli assi nella manica del Baseball e Softball Club Rovigo ormai divenuto, a ragione, ambiente di aggregazione per centinaia di ragazzi e ragazze. Ragazzi e ragazze che riescono sempre a mettersi in luce a tutti i livelli, regionale e nazionale (non dimentichiamoci la finale Allievi del 2005 dove i ragazzi di Paolo Rondina conquistarono una storica medaglia d’argento nella finale nazionale persa con il San Giacomo Nettuno Baseball o i numerosi piazzamenti dell’Under 21, nelle ultime stagioni, sempre tra le prime 10 squadre d’Italia, n.d.r) e che riescono a rimpinguare la bacheca societaria sempre con numerosi trofei.
Torniamo ai primi anni nella serie cadetta, anni un po’ difficili per gli uomini di Reinoso e Brandi, ma grazie alla maturazione dei giovani del vivaio ed all’arrivo di stranieri di qualità come: gli statunitensi Nick Di Ponio, Jason Maiella e Chris Carbonaro, i canadesi Michael Girimonte, John Cosentino e Sean Di Feo, o gli argentini Facundo Rabaiotti e Lucas Montalbetti e senza dimenticare il dominicano Enmanuel Herrera, negli ultimi campionati l’ILCEA ha saputo volare sempre molto alto fino a conquistare i play off nella stagione 2009.
Nel campionato 2006 succede un piccolo terremoto: dopo otto stagioni Fidel Gutierrez Reinoso resta a Cuba e viene sostituito dalla Federazione cubana con Alberto Cuè Suarez, pure lui di Pinar del Rio ed amico di lunga data di Reinoso. Suarez dà la sua impronta alla squadra ma contemporaneamente è abile nel proseguire nel lungo lavoro di costruzione intrapreso dal suo predecessore. Grazie ad un abile gioco diplomatico di tutta la dirigenza oltre che a Suarez, nel 2007, si è avuto il graditissimo ritorno di Reinoso, che appena rientrato a Rovigo si è dato subito da fare per riprendere il lavoro interrotto un anno prima. Nella stagione successiva, Fidel Gutierrez Reinoso rimane ancora una volta a Cuba e la Federazione caraibica invia a Rovigo un altro tecnico di prestigio: Rodolfo Parra Contino. Con quest’ultimo prosegue la scuola di Pinar del Rio e di conseguenza resta il medesimo filo conduttore impostato nelle ultime stagioni che hanno visto l’ILCEA sfiorare la zona play off.
La stagione 2009, come detto, sarà quella della svolta. Rodolfo Parra Contino viene inviato a Pastrengo ed a Rovigo torna ancora una volta Reinoso che andrà a completare lo staff tecnico composto da Suarez, Brandi e dal coach padovano Maurizio Sera al quale viene affidato anche il compito di guidare l’Under 21, incarico che ricopre tutt’oggi. La prima squadra si rinforza notevolmente con l’arrivo dal Castelfranco Veneto dei lanciatori Salviato e Paccagnan, del catcher italo-dominicano Baccelli e dell’esterno venezuelano Carlos Guevara. A questi ex Dragons si aggiungono l’altro pitcher Andrea Pellegrini, ex Rimini, e l’esperto esterno Marco Tomasetti proveniente dagli Steelers Vicenza. Gli ingredienti per una grande stagione ci sono tutti. Il 26 aprile la nuova ILCEA debutta a Sasso Marconi con due vittorie. Nel turno successivo è un’altra squadra Bolognese, il Longbridge 2000, a doversi inchinare allo strapotere dei rossoblu. La striscia positiva si interromperà solo alla 4ª giornata quando al “Plebiscito” di Padova, in gara 1, gli uomini di Reinoso perderanno, per un solo punto, il loro primo match stagionale. L’ILCEA è squadra di buona fattura e nel derby giocato in notturna si riprende immediatamente la rivincita imponendosi con un netto 9 a 4. A Fine maggio arrivano le due vittorie con il San Lorenzo Isontino seguite da un altro pareggio a Poviglio. Nel turno successivo arriva la doppia vittoria con i New Black Panters di Ronchi dei Legionari prima dello scontro clou con l’ICM Ponte di Piave nell’ultima del girone di ritorno. Questa però non è
squadra che si fa facilmente intimidire ed in riva al Piave arriva un altro pareggio che accontenta un po’ tutti.
Inizia il girone di ritorno ed i rossoblu proseguono la loro marcia trionfale senza intoppi nelle prime tre giornate del girone di ritorno. Salta il derby con i cugini patavini per il maltempo e poi arrivano due vittorie colte in riva all’Isonzo in casa del San Lorenzo prima della consueta pausa agostana. Si riprende il 6 settembre ospitando il Poviglio ed arrivano altre due vittorie ed altre due ne arrivano nel turno successivo nella trasferta di Ronchi dei Legionari.
Sembra una marcia trionfale! Nonostante tutto però la prima posizione non è ancora assicurata in quanto il Ponte di Piave mantiene un ruolino di marcia pressoché identico a quello dell’ILCEA. Nemmeno lo scontro diretto riesce a risolvere la sfida tra polesani e trevigiani che infatti si dividono equamente la posta in palio. Diventa allora decisivo il recupero con i cugini del Tommasin Padova. Si gioca in un assolato mercoledì pomeriggio di fine settembre. La posta in palio è alta. L’ILCEA si è già assicurata, per la prima volta nella sua storia da quando disputa il campionato di serie B, i play off e vincendo il derby si garantirebbe anche la prima piazza. Sulla tribuna del “Plebiscito”, si aggira anche un nervosissimo “Giaguaro” Miani, manager del Ponte di Piave direttamente interessato alla sfida. E’ sufficiente giocare solo il primo incontro, l’ILCEA un po’ svuotata perde 6 a 2. Addio primo posto e addio Juve ’98 Torino. Gli avversari con i quali ci si giocherà la promozione saranno i parmigiani dello Junior, squadra temibilissima vincitrice del girone A, girone con il quale si incroceranno le sorti della stagione.
La sfida allo Junior Parma, da giocarsi al meglio dei cinque incontri, prende il via da Rovigo. L’Old Field di via Bramante, nel caldo week end che vede in città la presenza di diverse migliaia di Alpini triveneti arrivati per celebrare il loro Raduno, è gremito e la tensione e l’entusiasmo è davvero alle stelle. Un mix esplosivo che purtroppo taglia le gambe ai rossoblu che perdono malamente la gara programmata per il sabato pomeriggio. La notte però porta consiglio e la domenica mattina scende sul “diamante” un’ILCEA ben diversa da quella vista solo il pomeriggio precedente, molto più brillante ed efficace tanto da riuscire a riportare la serie in parità. Serie che nel week end successivo si trasferisce a Parma. Teatro dell’evento è lo Stadio “Tullio Massera”. Gara 3 è molto tirata e viene risolta a favore dell’ILCEA da un grande slam di Carlos Guevara che scatena le reazioni di giocatori e pubblico parmigiani che accusano il forte esterno venezuelano di comportamento antisportivo nel compiere il giro “d’onore” sulle basi!?!?
La domenica mattina la tensione è alle stelle. La Gazzetta di Parma, nell’articolo dedicato alla sfida, accende ancor di più le polemiche contribuendo a non stemperare i toni. In Gara 4 succede un po’ di tutto, anzi succede molto di quello che è contrario ai principi dello sport corretto. I fatti accaduti in campo e le parole volate sugli spalti lasciano una lungo strascico di polemiche. Per la cronaca, comunque, lo Junior Parma s’impone nettamente portando la serie sul 2 a 2. A questo punto resta da giocare solo la sfida del pomeriggio. Chi vince è in serie A2! Chi perde, il prossimo anno, giocherà ancora in serie B! Fortunatamente, i rossoblu, sfoderano una delle migliori prestazioni della loro storia giocando una partita tecnicamente e tatticamente perfetta! La serie A2 diventa finalmente realtà!
LE STRAORDINARIE STAGIONI DELLA SERIE A
Con la riforma dei campionati federali e l’introduzione dei Tornei delle franchigie, la “vecchia” A2 prenderà la denominazione di Serie A Federale e l’ILCEA verrà inserita nel girone A dove ritroverà, sulla propria strada, il Ponte di Piave che è riuscito a superare i bianconeri della Juve ’98. Gli uomini del presidente Alessandro Boniolo si annunciano come matricola d’oro del campionato, squadra dotata di talento e che si permette il lusso di avere tra le proprie file un lanciatore del calibro di Marino Salas Ortega uno che è stato nel giro della Major League Baseball e che ha ancora sulle sue tracce diverse squadre “professionali” anche se a Rovigo ha trovato l’ambiente ideale a lungo ricercato.
La prima esperienza assoluta nel massimo campionato Federale, ha visto i rossoblu conquistare uno spettacolare quarto posto, piazzamento che li ha fatti sfiorare la qualificazione alla post season. Forse con un po’ d’esperienza e fortuna in più, avremmo potuto raccontare una storia diversa! E’ stata comunque una stagione importante che ha permesso di gettare le basi per quella successiva dove i rossoblu, questa volta, non hanno fallito l’obiettivo ed hanno conquistato il loro primo storico play off scudetto. Il 2010 è stato anche l’anno dei debutti e delle affermazioni di tanti giovani prodotti del vivaio rossoblu.
Il futuro di questo sport passa anche e sopratutto attraverso di loro, giovani lanciati sulla scia dei “fratelli maggiori” Sara Avanzi, eletta MVP ai campionati europei di softball under 22, Daniele Malengo, ai vertici nazionali con la Fortitudo Bologna in IBL e Filippo Crepaldi, 8° con la Nazionale Juniores ai mondiali canadesi nel mese di luglio. La regular season 2011 parte il 2 aprile con la difficile trasferta di Piacenza. I rossoblù tornano con un prezioso pareggio e con la convinzione, per quanto fatto vedere in campo, di essere una delle squadre da battere. Nel turno successivo tocca ad un’altra delle possibili protagoniste del Torneo saggiare la consistenza dell’ILCEA BSC Rovigo.
Dall’ “Old Field” di via Bramante l’Eurodifarm Codogno esce con difficoltà spuntando un pareggio che, ad onor del vero, sta un po’ stretto ai rodigini. L’ “Old Field” si trasforma in una sorta di fortino inespugnabile dove si infrangono senza successo gli assalti di Rangers Redipuglia, Collecchio, Bologna Athletics, Piacenza, Padova, Bollate e Ponte di Piave. Solo la Juve ’98 riesce ad aprire un piccolo varco nelle possenti mura dell’ “Old Field” tornando a Torino con un pareggio ottenuto comunque nella penultima giornata della stagione regolare e con un Ilcea Bsc Rovigo già con la testa al suo primo importante play off scudetto. I rossoblu non hanno però costruito la loro straordinaria stagione puntando solo sulla forza del fattore campo, ma anche in trasferta, con 12 vittorie sui 18 match disputati, hanno saputo dettar legge. Insomma una marcia inarrestabile che ha permesso agli uomini di Fidel Gutierrez Reinoso di conquistare il primo posto del girone ed andare a contendere l’accesso alla finalissima alla Palfinger Reggio Emilia.
Prima però sono attesi da un altro appuntamento importante, per loro un’altra prima assoluta: la Final Four di Coppa Italia. Nello straordinario “Giorgio Caselli” di Reggio Emilia in semifinale bisogna affrontare proprio i padroni di casa. E’ un anticipo della semifinale di campionato che si disputerà solo qualche giorno dopo in una serie giocata al meglio dei tre incontri. Un ottimo banco di prova per i rossoblu che hanno così l’occasione di studiare sul campo la loro prossima avversaria. La semifinale di “Coppa” si incanala subito nei giusti binari ed i rossoblu riescono a conquistare una brillante vittoria contro una compagine molto quotata e che per di più aveva il vantaggio di giocare in casa. Prima di tornare a pensare al campionato però ci sono da affrontare i Rangers di Redipuglia nella finale di Coppa Italia. Il match sembra mettersi subito per il meglio ma viene bruscamente interrotto da un nubifragio che si abbatte su Reggio Emilia e costringe gli arbitri a sospendere l’incontro per più di un’ora. Alla ripresa, sul diamante si ripresenta un Rovigo diverso, un po’ stanco, forse anche un po’ impaurito e sicuramente deconcentrato.
Così, inning dopo inning, i Rangers riprendono il controllo del match e si aggiudicano il primo importante trofeo stagionale.
I rossoblu puntano sul pronto riscatto. Nel week end successivo all’Old Field ospitano la Palfinger Reggio Emilia per la semifinale scudetto. Il debutto non è dei più promettenti. In gara 1 sono infatti gli emiliani ad imporsi con un perentorio 15 a 4 che non lascia dubbi. Però non è ancora finita. Bisogna fare ancora una volta i conti con l’enorme cuore dei rodigini che il giorno successivo conquistano con merito gara 2 e gara 3 qualificandosi per la loro prima straordinaria finale scudetto.
Per poter cucire lo scudetto sulle maglie però c’è ancora da superare l’ultimo ostacolo rappresentato dalla Bancaetruria Arezzo che dopo aver vinto il girone A si è agevolmente sbarazzata in due partite dei Rangers di Redipuglia.
I primi due incontri della serie di finale, prevista al meglio dei cinque match, è programmata in terra toscana. In gara 1 i rodigini escono sconfitti da un incontro molto equilibrato dominato dagli attacchi. Gara 2 invece vede in campo solo gli aretini i quali, , fin dalle prime battute, prendono un vantaggio incolmabile.
Nel week end successivo la serie si sposta in Polesine. I rossoblu devono assolutamente vincere gara 3 se vogliono mantenere vive le speranze di prolungare la loro stagione. Purtroppo però saranno ancora i toscani ad imporsi con un perentorio 21 a 11 in un match segnato dai terribili 1° e 8° inning che hanno irrimediabilmente compromesso il risultato. Scudetto alla Bancaetrura Arezzo ed ILCEA BSC Rovigo che esce a testa alta da una stagione che verrà comunque ricordata anche per l’epilogo hollywoodiano interpretato dal forte californiano Nick Nosti e Valentina Mazzetti che all’ultimo atto della stagione hanno deciso di coronare il loro sogno d’amore. Per la Rovigo del “batti e corri” è comunque una piccola delusione che viene però addolcita dalla gioia regalata dalle ragazze di Luca Avanzi e Stefano Cattozzo che conquistano una meritata, quanto indiscussa, promozione nel campionato nazionale di Serie A2 Softball.
La stagione 2012, quella dei “primi 40 anni”, inizia con tante novità ed alcune importanti conferme. In campo femminile la giovane squadra rossoblu, impegnata nel primo campionato di serie A2 della sua storia, potrà ancora contare sull’esperienza della giocatrice, ex nazionale della Repubblica Ceca, Michala “Misha” Kucharova e di quella messa a servizio della squadra dalla neo arrivata Laura Campalani, per tanti anni colonna del Mosca Macerata Softball in Italian softball League. In campo maschile Marino Salas Ortega, il pitcher ex MLB, ha confermato la sua presenza sul mound per la terza stagione consecutiva. Per la prima volta, dopo molti anni, non ci sarà un ricevitore americano e la batteria verrà supportata dai giovani Mattia Boldrin e Niccolò Schibuola. Ci sono ancora Di Salle, Herrera, il neo “sposino” Nosti e Weidner, dal Ponte di Piave arriva il nazionale argentino Martin Mondino e si segnala inoltre il ritorno dell’esperto Simone Di Venuta. In più la famiglia del BSC Rovigo si allarga grazie alla neo costituita squadra sponsorizzata dall’Ostaria dei Bonfi che affronterà il campionato di Serie C Federale di baseball. Una nuova esaltante avventura.
La stagione però inizia anche questa volta con l’eterna questione irrisolta del nuovo campo, una questione che sembra scritta nel destino di questa Società sportiva che in passato dovette girovagare da un impianto all’altro prima di trovare, nel 1984, una sistemazione in via Bramante dove, grazie al lavoro ininterrotto di alcuni volontari, da una discarica uscì il primo vero e proprio diamante per il baseball rodigino. La FIBS comunque concede l’ennesima, e questa volta davvero ultima, deroga fino alla fine di maggio per giocare all’Old Field ma, nonostante questo, i lavori nel nuovo impianto sembrano procedere a rilento. Il campionato, pur tra mille difficoltà, inizia comunque con un pareggio in casa della neo promossa New Black Panthers. Tra rinvii per maltempo e prestazioni poco brillanti la stagione non sembra decollare. Ai ragazzi di Fidel Gutierrez Reinoso sembra mancare lo smalto che aveva caratterizzato il campionato 2011. A giugno viene finalmente consegnato il nuovo diamante. E’ un diamante ancora “grezzo” ma almeno si può giocare in un impianto regolamentare.
Nel pieno dell’estate i rossoblu sembrano ingranare la giusta marcia e infilano un filotto fatto di otto vittorie consecutive, incluso il derby vinto con gli eterni rivali del Padova BSC Tommasin, che ridà slancio alla stagione.
Per avere la certezza di centrare i play off però bisognerà attendere l’esito dei recuperi. Il girone, vinto facilmente dalla Palfinger Reggio Emilia, è stato molto equilibrato e vede appaiate al secondo posto Codogno e Padova.
Per accedere alla post season i rossoblu dovranno vincere tutti i recuperi. Pur con qualche difficoltà raggiungono l’obiettivo e, grazie alla classifica avulsa, centrano per il secondo anno consecutivo questo importante traguardo.
In semifinale affrontano l’Urbe Roma, squadra in odore di IBL, ed è li, all’ombre d’ “er Cupolone”, che costruiscono il loro capolavoro stagionale riuscendo ad espugnare il difficile diamante dell’Acqua Acetosa, ribaltando così una serie che li aveva visti soccombere, in gara 1, per manifesta inferiorità.
Così, per una strada diversa, si è arrivati ancora ad una finale scudetto. Rovigo unica delle quattro semifinaliste a replicare il risultato dello scorso anno! Purtroppo anche l’epilogo sarà lo stesso della stagione precedente. Questa volta l’avversario però è diverso: la Palfinger Reggio Emilia dominatrice del girone che nella propria semifinale si è sbarazzata, in tre partite, dei campioni d’Italia uscenti della Bancaetruria Arezzo.
La serie, sempre al meglio dei 5 incontri, prende il via dal New Field di Rovigo con i rodigini in emergenza e con una formazione rivoluzionata dopo le ingiustificate fughe di Mondino e Di Salle, l’assenza di Weidner e gli infortuni di alcuni elementi chiave come Marco Sandalo. I rossoblu, in entrambi i match, si vedono incredibilmente superare di misura proprio all’ultimo inning dopo essere sempre stati in vantaggio per tutto l’incontro. La delusione è tanta e rischia di lasciare una ferita aperta e difficilmente rimarginabile. La serie riprende comunque da Reggio Emilia sulla situazione di 2 a 0 per gli emiliani ai quali manca solo una vittoria per mettere le mani sul tricolore. La situazione non è delle migliori, le assenze si fanno sentire e gli uomini di Reinoso cominciano a denunciare la stanchezza di una stagione molto dura senza contare che vivono ancora nell’incubo per aver perso due incontri che erano già vinti. Supportati da un pubblico numeroso i rossoblù resistono solo fino al 3° inning, quando una serie di errori ed errate valutazioni difensive portano gli emiliani sul 4 a 0. Dopo aver subito un altro punto al 5° inning i polesani provano una reazione in quello successivo per crollare definitivamente al 7° dove subiscono i 6 punti che chiudono anticipatamente match e stagione a favore della Palfinger che può così festeggiare il secondo tricolore in tre stagioni di Serie A Federale disputate.
Anche questa volta però i rossoblu escono a testa alta e con la consapevolezza, pur nelle difficoltà, di aver comunque dato il massimo. Con i se e con i ma non si costruiscono le vittorie però il rammarico per le tante assenze, soprattutto di quelle ingiustificate, nel momento cruciale della stagione lasciano davvero tanto amaro in bocca..
Si diceva all’inizio della nostra storia che “Per giocare a baseball bisogna essere veri uomini” ed i ragazzi cresciuti grazie ad una Società che ha raggiunto livelli organizzativi orientati all’eccellenza l’hanno dimostrato anche in questa comunque grande ed esaltante stagione dove hanno saputo mettere ancora una volta sul diamante il loro grande “cuore rossoblu”. Un cuore che pulsa ininterrottamente da 40 anni!
TUTTI I PRESIDENTI DELLA STORIA DEL BSC ROVIGO
ANNO | PRESIDENTE | DENOMINAZIONE SOCIALE |
1972-1975 | Eugenio Donato | White Sox Rovigo |
1976 | Roberto Rigolin | White Sox Rovigo |
1977 | Enrico Buson | Outsider Baseball Rovigo |
1978 | Egidio Bovo | Outsider Baseball Rovigo |
1979 | Alberto Osti | Baseball Club Rovigo |
1980-1984 | Guido Ferro | Baseball Club Rovigo |
1985 | Luca Avanzi | ACSI Baseball Club Rovigo |
1986 | Carlo Bergamo | ACSI Baseball Club Rovigo |
1987-1989 | Pietro Spadafora | Baseball Club Rovigo |
1990-1991 | Gennaro Piscopo | Baseball Club Rovigo |
1991 | Emanuela Sturaro | Baseball Club Rovigo |
1992-1994 | Edgardo Zamboni | Baseball Club Rovigo |
1995-2000 | Domenico Moschetto | Baseball Softball Club Rovigo |
dal 2001 | Alessandro Boniolo | Baseball Softball Club Rovigo |