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Ulala Ulala, Fidel Gutierrez Reinoso

Nel 1998, da Pinar del Rio (Cuba) arriva a Rovigo il manager che guiderà i rossoblu fino ad oggi, Fidel Gutierrez Reinoso. Con lui la squadra arriverà a risultati importanti, fino a conquistare la serie B nel 1999 e successivamente la serie A, per poi continuare ad essere un pilastro per il Baseball Rovigo nelle stagioni successive.

Ma tutto questo già è storia: durante questa intervista andremo a conoscere più a fondo chi è Fidel. Un’intervista che è quasi una chiacchierata, svoltasi un giovedì pomeriggio al campo di Via Vittorio Veneto, dopo aver trascorso l’ennesima giornata ad allenare i suoi ragazzi.

“Quando un allenatore arriva al campo, per allenare deve trasmettere positività, energia e felicità. I problemi devono rimanere fuori dal campo, bisogna dare il massimo delle proprie capacità tecniche ed educative per il bene dei bambini e dei ragazzi che formano una società”: queste sono alcune delle parole rilasciate a noi da Fidel, qui sotto l’intervista completa.

Iniziamo!

Ti ricordi il primo giorno che sei arrivato in Italia?

Sì, mi ricordo quando sono arrivato per la prima volta, era il 25 di Aprile, arrivai a Padova e Lucio venne a prendermi alla stazione, c’era un freddo, tanto freddo in realtà, avevo i baffi e pesavo 87 kg.

Se immagini un film della durata di 22 anni, quali sono i tuoi ricordi migliori?

In questi anni ci sono stati molti cambiamenti; per quanto riguarda la società, si è evoluta molto, ricordo il campo, era un campo piccolo, un campo che non era per giocare a baseball, adesso abbiamo un campo grande con una realtà bella e simile a un campo di una società professionistica.

Cosa manca, secondo te, di quel passato?

Diciamo che allora era tutto più alla buona. Ora le cose sono più veloci; ci sono più impegni da parte di tutti, c’è la famiglia, il lavoro. Ora ti alzi al mattino e arrivi alla sera che hai fatto decisamente più cose. Ma questo è il mondo di oggi che ci ha portato in una realtà davvero importante a Rovigo.

Tu Fidel, come ti adatti a questo mondo veloce visto che tu provieni da una cultura più lenta (la cultura del centro America è una cultura più rilassata)? Come ti trovi nel vivere in queste due realtà?

Io ho sempre fatto sport, fin da piccolo, con diverse generazioni e ora alleno, alla fine ci si deve adattare alle persone che stanno con noi in quel momento, penso sia una cosa psicologica, io mi adatto come allenatore perché è il mio lavoro.

A livello culturale, qual è la percezione del baseball in Centro-America e in Italia, dove sta la differenza?

Il baseball in Centro-America si gioca tutti i giorni e qua invece si gioca solo d’estate, è uno sport più comune rispetto all’Italia e all’Europa in generale. Per esempio, a Cuba, in Repubblica Dominicana, in Venezuela, quando si inizia a giocare a baseball lo si fa con lo scopo di fare carriera, si può diventare professionisti. Un po’ come in Italia per il calcio, tutti i ragazzini vogliono diventare calciatori. A Cuba il Baseball è considerato il primo sport nazionale. Se sei bravo, vieni aiutato a fare carriera nel Baseball, ti danno una casa vicino al campo di allenamento o una macchina..

Ci sono degli aspetti che ci sono a Cuba, per esempio, per quanto riguarda il baseball, che tu porteresti in Italia per fare crescere la passione per questo sport nel nostro Paese?

Non penso che il problema qui sia di noi allenatori o delle società, perché ci sono buone società come la nostra, buone a livello organizzativo e a livello sociale. E’ la crescita generale delle persone che può fare la differenza.

Noi proviamo ad essere un esempio e non vediamo l’ora di fare ancora tanti passi in avanti.

Parliamo del Baseball Softball Rovigo, qual è la soddisfazione più grande che ricordi di questi 22 anni?

Sono tante, ma la soddisfazione più grande è che la società sia cresciuta tanto, ha fatto passi grandi e questo grazie alla sua serietà, alla sua organizzazione e ad una cosa importantissima, il concentrarsi su quella che è la crescita dei ragazzi. Per la formazione completa dei ragazzi è importante il risultato a livello sportivo, ma in primo piano c’è la crescita a livello personale dei ragazzi e ragazze che fanno parte della società.

Se dovessi convincere una famiglia a portare il/la proprio/a figlio/a a giocare con noi, che cosa diresti?

Portate i vostri ragazzi a giocare a Baseball a Rovigo, perché vanno a fare uno sport completo ma soprattutto riceveranno un’educazione completa. Si troveranno in un ambiente positivo, famigliare, ogni persona che fa parte della società fa il suo, è una società basata sul volontariato ed è un ambiente pieno di amore.

Adesso tu fai parte di un gruppo di coach, i tuoi amici di Pinar del Rio, Yoel e Leo. Quali sono altri allenatori con cui hai avuto rapporti? Possiamo dire che Robert “Bob” Brandi è stato il tuo fratello americano.

Qui a Rovigo ho lavorato con diversi allenatori. Si l’americano Bob Brandi è una persona meravigliosa con cui sempre mi sono trovato in sintonia. Ho lavorato anche tanto con Paolo Rondina e con Maurizio Sera. Abbiamo lavorato sempre bene e in armonia, penso e credo che un gruppo di allenatori debba stare unito affinché arrivino buoni risultati. Abbiamo anche un buon gruppo di giovani coach che stanno venendo su molto bene e da cui alle volte imparo tanto anch’io

Qual è la tua prossima sfida qui a Rovigo?

Sicuramente è quella di dare il massimo come sempre, sfruttare tutte le possibilità e dare del mio meglio ai ragazzi con cui lavoro. Dobbiamo lavorare bene con loro e farli crescere, in tutti i sensi, nello sport e nell’educazione.

Chiudiamo con il Tuo storico motto?Fidel

Ciao Ciao Ulala Ulala

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